Claudio Lodati e Marco Giaccaria

Il concerto proposto da Claudio Lodati con Marco Giaccaria continua il percorso di incontro tra questi due musicisti che fanno della ricerca una componente imprescindibile della loro attività musicale: un improvvisatore con atteggiamenti compositivi (Claudio Lodati) incontra un compositore con atteggiamenti improvvisativi (Marco Giaccaria). Ne scaturisce un'insolita miscela dai sapori molto cangianti che - pur nella sua complessità - resta fruibile anche per un ascolto non troppo specialistico.

Al loro attivo hanno già un CD dal titolo "Lupi" (pubblicato il 5 dicembre 2003 ma registrato nell'agosto del 2002), di cui trovate qui alcuni estratti ed un'intervista a Marco Giaccaria.

Dal 2006 si incontrano anche nel progetto dell'Ensemble dell'Alabastro Sonoro, l'unico gruppo al mondo che utilizza strumenti musicali costruiti da Giorgio Pecchioni in alabastro.

Lupi - cover

Articolo tratto da "News Spettacolo" di Torino (5/11 dicembre 2003):

"LUPI" DI CLAUDIO LODATI E MARCO GIACCARIA (intervista di Francesca Ferrando)

È appena uscito "Lupi" (Musica Mancina, 2003), l'ultimo album di Claudio Lodati e Marco Giaccaria, che prende il titolo da un gioco di parole con l'inglese "loops". Lavoro innovativo e inusuale nel panorama musicale nostrano, sposa l'improvvisazione jazz di Claudio Lodati alle composizioni sperimentali - tutte elaborate al computer - di Marco Giaccaria. Entrambi i musicisti vantano alle spalle un lungo percorso artistico. Claudio Lodati, fondatore insieme a Carlo Actis Dato dell'Art Studio (1974) - gruppo storico del nuovo jazz italiano - è considerato uno dei chitarristi più originali dello scena italiana. Marco Giaccaria, poliedrico musicista torinese, ha ottenuto un ottimo riscontro di critica anche internazionale con il cd "Il mio cappello se ne è andato" (1992), e più recentemente con "Senza fissa dimora" (1998). L'artista spazia stilisticamente dalla musica antica fino a quella contemporanea colta, l'improvvisazione e musiche etniche in stile tradizionale: dalla musica araba all'indiana alla rinascimentale, senza tralasciare l'elettronica e il noise. Lupi è un lavoro di grande originalità, che congiunge atmosfere psichedeliche ad armonie free jazz. Newspettacolo ha intervistato per voi il progettista di questa interessante vicenda musicale: Marco Giaccaria.

Come nasce il tuo ultimo lavoro, 'Lupi'?

'Ho lavorato circa un paio d'anni creando, esclusivamente al computer, delle improvvisazioni con tecniche molto particolari. Per esempio, sono riuscito a passare in programmi di videoscrittura delle improvvisazioni musicali che avevo registrato, facendo un lavoro che si può paragonare all'arte concettuale. Ho lavorato esclusivamente su calcolatore: non ho utilizzato nessun suono che non fosse generato sul mio pc. Ho tentato varie strade, ho fatto tutto ciò che un tecnico direbbe di non fare, eppure non ero ancora soddisfatto. Mi sembravano più che altro delle basi. Ho pensato allora di chiamare Claudio Lodati, che vi ha improvvisato sopra con una Fender e poi con una Gibson semiacustica'.

Un musicista di riferimento in questa tua ricerca artistica?

Tanti, ma in generale posso dire che Frank Zappa rappresenta per me un importante punto di riferimento. Musicista a tutto tondo, produttore di se stesso, ha suonato generi musicali molto diversi tra di loro, decostruendoli e poi ricomponendoli a modo suo. Personalmente mi sento molto legato a lui ed alla sua vicenda musicale. In particolare mi riconosco in quella 'conceptual continuity' da lui teorizzata: tutto ciò che un artista crea è collegato. Ci sono dei brani che ho scritto molti anni fa: alcuni di quei temi ritornano anche in lavori recenti, ma completamente stravolti. La ricerca è una sorta di sintesi continua, per questo la gente non si dovrebbe stupire che un musicista si cimenti in generi musicali tanto diversi. lo, per esempio, vengo da una formazione classica. Mi sono diplomato in flauto, ho studiato violino per 5 anni. Sono in grado di comporre musica classica, ma parte integrante del mio percorso musicale sono le musiche etniche di tutto il mondo. Generalmente ogni 4/5 anni 'abbandono' una tradizione per scoprirne un'altra. Nel futuro mi piacerebbe molto avvicinarmi alla musica giapponese: lo shakuhachi è uno dei pochi flauti che non ho mai neppure preso in mano'.

Brani da ascoltare:

  1. # 2 da Lupi
  2. # 3 da Lupi
  3. # 14 da Lupi